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CULTURA E STORIA LOCALE

San Vito di Cadore (San Viđo in ladino) è un comune italiano dell’alta provincia di Belluno in Veneto.

Situato in un'ampia conca nel cuore delle Dolomiti bellunesi, dal 2009 patrimonio Unesco dell’Umanità. E’circondato dalle cime dell'Antelao, del Pelmo, della Croda Marcora e delle Marmarole Occidentali. Il fondovalle è percorso dal torrente Boite, che dà il nome alla valle; tutt'attorno, fino ai piedi delle crode, si stendono prati e boschi misti di conifere e latifoglie.

Il primo documento che attesta l'esistenza di San Vito risale al 1203, nel 1200 tuttavia è già presente un'antica pieve. La presenza di un abitato stabile è da individuarsi attorno all'anno 1000. Precedentemente si ritiene che il territorio fosse interessato da insediamenti di carattere stagionale legati prevalentemente alle attività di pascolo e raccolta del legname.

Nonostante forme di organizzazione simili alle Regole fossero probabilmente presenti già in precedenza, tali istituzioni vengono codificate solo nel basso medioevo: nel 1239 nasce la Regola di Festornigo, la più antica del Cadore. Vi sarà poi una seconda regola, quella di Mondeval: dall'unione delle due regole, nel 1949, nascerà l'attuale organizzazione. Il paese sarà in un primo momento feudo dei da Camino, ma passerà nel 1420 alla Repubblica di Venezia.

In occasione dell'invasione asburgica d'inizio Cinquecento, il paese verrà attraversato dall'esercito tedesco, con tutte le conseguenze che ciò può determinare. Tuttavia si narra che grazie a un voto alla Madonna, il paese sia stato risparmiato: sorgerà così la chiesa della Difesa, in assolvimento di tale voto. Il governo della Serenissima favorisce una felice crescita del paese.

Nel 1753, per risolvere una diatriba relativa ai confini tra Cortina (allora sotto gli Asburgo) e San Vito (parte dellaRepubblica di Venezia), le autorità deliberano che i sanvitesi costruiscano una muraglia di confine, a loro spese, lunga quasi 2 km, in alta montagna (alta 1.80m in altezza, larga 1.50 alla base, 60 cm in alto) in novanta giorni. L'ardua impresa va a buon fine e i sanvitesi ottengono i pascoli del Giau, (la muraglia di Giau è ancora visibile in loco, così come numerose delle croci di confine. Con la caduta di Venezia, San Vito andrà a far parte del Lombardo-Veneto.

Nel 1848, in occasione dei moti rivoluzionari del Cadore che portarono alla nascita di una nuova Repubblica Serenissima, guidata da Daniele Manin, si ebbe uno scontro fra i cadorini insorti, guidati da Pier Fortunato Calvi, e gli Austriaci. La scaramuccia volgerà a favore dei locali, ma la neonata Repubblica non sopravvisse a lungo. Nel 1866 San Vito entrerà a far parte del Regno d'Italia. Attraversò dunque gli anni difficili dell'occupazione austriaca durante la prima guerra mondiale, per poi crescere come località turistica già a partire dalla metà del Novecento.

San Vito è particolarmente rinomata come località turistica grazie alle sue splendide montagne e alle attrattive invernali, ma cela anche elementi d'interesse storico-culturale.

Due caratteristiche chiese sorgono nel centro del paese: la pievanale e la chiesa Madonna della Difesa .

La pievanale risale al 1200, ma l'attuale edificio è il risultato della ricostruzione del 1760, su disegno di Schiavi. Dell'antica chiesa rimane un antico affresco di San Cristoforo. All'interno di particolare interesse è la pala d'altare di Francesco Vecellio, fratello del celeberrimo Tiziano, che raggiunge qui forse il culmine della sua produzione. Notevole anche una pala del Cinquecento rappresentante i Santi Ermagora e Fortunato.

La chiesetta della Difesa (i cui lavori iniziarono nel 1490) racchiude invece un'abside tardo-gotica che raffigura l'invasione asburgica. La pala d'altare è ancora una volta di Francesco Vecellio. Nel complesso comunque il piccolo edificio conserva notevoli produzioni artistiche.

Tra le chiesette frazionali ricordiamo quella di Chiapuzza per l'antico organo e quella di Serdes che conserva una pala di Jacopo Da Bassano. Un tempo in località San Floriano sorgeva anche la chiesetta omonima, di origini antichissime, andata distrutta durante la prima guerra mondiale.

Nel 1987 nell' altopiano di Mondeval de Sora nel comune di San Vito di Cadore, a quota 2150 m fu scoperta una sepoltura mesolitica. L'iniziale segnalazione da parte di Vittorino Cazzetta permise ad un equipe di ricercatori di ritrovare lo scheletro di un cacciatore mesolitico vissuto 7500 anni fa.
La scoperta fu di portata mondiale, sia per il fatto che lo scheletro e il ricco corredo funebre erano in uno stato di ottima conservazione ma anche perchè fino a quel tempo non si era a conoscenza che i cacciatori mesolitici frequentassero l'alta montagna. Il masso eretico dove è stata ritrovata la sepoltura presumibilmente fungeva da capanno e riparo per i periodi di caccia.
Lo scheletro dell'Uomo di Mondeval e l'intero corredo assieme ad altre informazioni sulla vita di questo nostro antico antenato sono visibili presso il Museo Vittorino Cazzetta a Selva di Cadore.

PER APPROFONDIMENTI

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San Vito di Cadore

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